“Termine comparso nel 2001, si è esteso a macchia d’olio”

Roma, 28 dic. (askanews) – Per Treccani “femminicidio” è la parola dell’anno che sta per finire. L’Istituto della Enciclopedia Italiana l’ha selezionata nell’ambito della campagna di comunicazione #leparolevalgono, che vuole promuovere un uso corretto e consapevole della lingua.Femminicidio: “Uccisione diretta o provocata, eliminazione fisica di una donna in quanto tale, espressione di una cultura plurisecolare maschilista e patriarcale che, penetrata nel senso comune anche attraverso la lingua, ha impresso sulla concezione della donna il marchio di una presunta, e sempre infondata, inferiorità e subordinazione rispetto all’uomo”, si legge sul vocabolario Treccani.Una parola che si sente troppo spesso nelle cronache, in particolare negli ultimi mesi del 2023, con l’uccisione della giovane Giulia Cecchettin, poco dopo di Vanessa Ballan, prima ancora di Giulia Tramontano. Ventenni che sono solo le ultime di una lunga serie di donne uccise: oltre cento i femminicidi nel 2023, la maggior parte dei quali in ambito familiare, secondo i dati del Ministero dell’Interno. Da Treccani si spiega la scelta della parola dell’anno sottolineando che “evidenzia l’urgenza di porre l’attenzione sul fenomeno della violenza di genere, per stimolare la riflessione e promuovere un dibattito costruttivo intorno a un tema che è prima di tutto culturale”. Il termine femminicidio ha fatto la sua comparsa nella nostra lingua nel 2001 (registrato nei Neologismi Treccani del 2008) e “da allora si è esteso a macchia d’olio quanto il crimine che ne è il referente”.

Femminicidio è la parola dell’anno secondo Treccani